Anche a nome della Comunità cristiana di Piedimonte Matese e della Diocesi di Alife –Caiazzo, desidero innanzitutto porgere un fraterno e cordiale benvenuto agli amici di Seligenstadt, giunti nella nostra Città per fare memoria, insieme a noi, del “dies natalis”, del “giorno della vita” di Marcellino, il santo che le due comunità hanno scelto e venerano come celeste patrono. Questo momento di preghiera e di festa unisca in amicizia sincera e solidale le nostre città e faccia di tutti noi uomini e donne autentici, che seguendo il modello di vita dell’antico Prete romano martire, diventino sempre più ponti tra culture diverse, esperienze diverse, storie diverse, per realizzare il progetto di umanità nuova che ci propone la fede in Gesù.
Le letture della odierna liturgia, nell’intento di farci comprendere la vicenda spirituale di San Marcellino, ci stimolano a riflettere sul tema della vita umana che, nei tre brani appena ascoltati, viene presentata come un bene sul quale non vale la pena di investire tutto e da non amare come un assoluto. Esse, invece, paradossalmente ci indicano nella sua relativizzazione, cioè nel non amarla e nel perderla per Gesù, la via maestra per salvarla pienamente.
In tale contesto, va letta la testimonianza e l’esistenza del prete romano San Marcellino, che oggi vive in Dio ed è considerato modello di umanità autentica, perché alla preoccupazione ossessiva di conservare la vita, tipica di tante persone del suo e del nostro tempo, ha sostituito la scelta di perderla per amore del Vangelo. L’esito della sua vicenda umana ci ricorda che in tal modo egli ha veramente valorizzato la propria vita, rendendola altresì una benedizione per i fratelli. Infatti, nessuno ricorderebbe più e
guarderebbe con gratitudine alla vicenda di questo oscuro prete romano, morto agli albori del IV secolo, sotto Diocleziano, se non avesse dato questo orientamento alto e generoso al suo vivere ed al suo morire.
Tali considerazioni ci illuminano anche sul significato del nostro incontro che, ponendo al centro il modello di umanità testimoniato da san Marcellino, non si caratterizza soltanto come piacevole esperienza turistica e culturale, ma come importante opportunità per interrogarci sulla qualità del nostro rapporto con la vita e sul valore che gli stiamo dando, e per essere fortemente stimolati a costruire, sull’esempio del comune Patrono, una convivenza umana intrisa dei valori che hanno reso la sua vita bella, buona e auspicabile agli occhi di Dio e degli uomini.
La storia ci narra che il prete Marcellino con l’esorcista Pietro, subì volontariamente il martirio nel tardo pomeriggio del 2 giugno 303 dopo Cristo. Così, il tramonto triste e doloroso di una calda giornata romana di più di 1700 anni fa, grazie alla scelta di un piccolo e sconosciuto prete innamorato di Cristo e dei fratelli, è diventato festa, benedizione e opportunità per edificare prospettive nuove e fraterne tra persone e popoli diversi. Chiediamo al Signore, per intercessione di San Marcellino, che anche le nostre fatiche per essere coerenti con la sua e la nostra fede cristiana e per mettere la nostra esistenza al servizio del bene comune, contribuiscano a rendere le nostre comunità case accoglienti, dove è possibile garantire dignità, fraternità e consolazione a tanta umanità ferita, a tanti giovani disorientati e a tante persone che proprio da quanti hanno scelto il martire romano come modello di vita, attendono segni di speranza e gesti di accoglienza e di giustizia.