«Il Natale è la festa della famiglia».
“E’ bello quando la famiglia è unita”. “Natale con i tuoi e Pasqua dove vuoi”. Sono tutte espressioni che attestano il forte legame tra la festa cristiana più sentita dell’anno e l’istituzione familiare, che il Natale fa riscoprire nei suoi aspetti positivi, anche se talora in maniera un po’ superficiale ed oleografica. Pertanto, in questa occasione sarebbe bello tener presente anche i problemi delle famiglie di oggi, e non ridursi a gesti buonistici, che durano un giorno o al più una settimana. La Chiesa, durante il periodo natalizio, ci propone la memoria della Santa Famiglia di Maria, Gesù e Giuseppe, per proiettare la luce del Natale sulla più antica e fondamentale istituzione umana. Pertanto, questa festa, secondo la comune vulgata, viene a riproporre la validità del modello familiare cristiano, composto da un uomo, una donna e uno o più figli, anche se a molti sacerdoti (purtroppo!) offre il destro per sfoderare un armamentario di anatemi e di visioni pessimistiche sulle famiglie di oggi, e parlare di “sfascio delle famiglie” e così via. Ma qual è l’atteggiamento dell’uomo di fede verso il mistero e il dono della famiglia?
Dobbiamo partire dal fatto che in questo tempo liturgico (e non solo), la Chiesa ci presenta una famiglia unica e atipica, in cui la madre è Vergine, il padre è putativo e il figlio non nasce dall’amore di questa coppia, ma per “opera” dello Spirito Santo, pur avendo la possibilità di scegliere una famiglia santa normale, tra le infinite coppie di santi coniugi. Non lo ha fatto. Continua a proporci invece un modello alto, ma irraggiungibile. Mi sono spesso domandato perché.
Certo, come cristiani crediamo che il modello di famiglia formato da maschio, femmina e figlio/i, è quello in cui si realizza in pienezza la vocazione dell’uomo e della donna e costituisce, quando è pienamente scelto, compreso e vissuto nella fedeltà e nella indissolubilità, la più alta realizzazione dell’uomo e della donna e la condizione ideale per la nascita e l’educazione di altre persone umane.
Tuttavia, occorre evitare l’errore di idealizzare la condizione delle famiglie di epoche passate, quando questo modello formalmente si realizzava, ma sovente a spese della dignità della donna e in un clima di maschilismo e di violenza tra le mura domestiche, occultato da forme di pudore e di perbenismo.
Oggi le condizioni economiche, sociali e culturali, giuridiche hanno fatto maturare un nuovo senso di libertà ed hanno dato nuova dignità e possibilità agli uomini e alle donne. Tuttavia, tale contesto facendo venire alla luce contraddizioni e ferite, che pure non erano assenti in famiglie di altre epoche, ha di fatto creato nuove forme di convivenza familiare, come famiglie monoparentali, o ricomposte dopo separazioni e divorzi, famiglie dove i figli sono affidati a nonni e altri parenti, coppie di fatto, talora dello stesso sesso…
Di fronte a tali nuovi e provocatori scenari, cosa deve fare la Comunità cristiana?
E’ chiamata certamente a proporre con nuova forza e convinzione il modello di famiglia nata dal sacramento del matrimonio, aiutando e motivando i giovani a sceglierlo, ma l’atipicità del modello della Santa Famiglia, la spinge, altresì, a farsi carico anche di ogni modello di “famiglia” presente nello scenario attuale, senza avere la sola preoccupazione di condannare, quando si discosta dal modello cristiano, ma accompagnando i loro componenti a ritrovare e a vivere quei valori che il Vangelo propone alla comunione familiare, perché ogni situazione possa esprimerli al massimo, realizzando le migliori condizioni umane e spirituali possibili per i loro componenti.
Ecco la nuova sfida che si presenta alla Comunità cristiana: cogliere il tempo presente non con la rassegnazione di chi non sa leggere i segni dei tempi, ma con la fiducia che il Signore cammina anche nella nostra storia, che la salvezza è un dono per tutti e che, nonostante tutto, questo momento presenta condizioni molto più favorevoli perché l’uomo e la donna possano realizzare il modello di Famiglia proposto dal Vangelo.