Il primo incontro con i sacerdoti della Diocesi di Alife-Caiazzo è avvenuto nella preghiera, nel lunedì riservato, come ogni mese, al ritiro spirituale di preti e diaconi in cui ascolto della parola di Dio, meditazione e adorazione eucaristica servono a rigenerare l’amicizia, il legame con Cristo, come lo stesso Vescovo Piazza ha sottolineato, chiedendo di tenere sempre viva e alimentata questa corrispondenza.
Mons. Orazio Franceco Piazza, amministratore apostolico della Diocesi di Alife-Caiazzo ha scelto di tenere in Alife-Caiazzo l’appuntamento mensile di spiritualità per una esigenza di fondo: “perchè i polmoni senza ossigeno vanno in affanno e tutte le energie si riducono; abbiamo bisogno di ossigenarci per poter meglio agire”.
Preti posti subito di fronte agli “umori delle situazioni che ci circondano (…), provocazioni che nascono all’interno della realtà e che potrebbero disorientarci” con il rischio di “farci perdere il senso della nostra presenza e anche la qualità della nostra testimonianza”.
Sacerdoti robusti nella fede, aperti alla misericordia di Cristo che non mortifica ma fa sbocciare fiori: non è mancata la speranza sul cammino che il Vescovo ha tracciato, indicando la necessità di momenti come questi.
“Un cuore in equilibrio”, la condizione necessaria per esserci da preti secondo il Vangelo: “Il momento di spiritualità, l’incontro di spiritualità, costituiscono l’essenza, il punto attraverso cui riuscire a leggere e a considerare tutto quello che viviamo, perchè anche le situazioni problematiche e difficili che siamo chiamati ad affrontare” vanno vissute con la “trasparenza di un cuore in equilibrio”, ha ribadito.
“Oggi il mondo ci chiede di essere molto attivi, molto concreti, abbiamo bisogno di stare presso le persone… abbiamo bisogno di rispondere alle loro necessità, ma è il modo in cui ci sitiamo che conta”.
Una qualità, chiesa da Mons. Piazza che deve pesare per la sua sostanza, e non per la forma; che permetta alla gente di identificare il sacerdote per la testimonianza al Vangelo: “Noi non siamo assistenti sociali. Dobbiamo risolvere i problemi delle persone a partire da quella sensibilità interiore che nasce dal cuore di Cristo”, ha ribatido.
Dai servizi all’evangelizzazione: questo l’impegno, questa l’essenza del prete, questa l’esperienza da manifestare e condividere tra il prete e la sua gente, richiamando il fine ultimo della missione nell’incontro con l’umanità; diversamente si corre il rischio “di essere funzionari, o peggio ancora (cfr. San Giovanni Crisostomo), mercanti”, dove il sacro è usato e venduto…
Una riflessione che ha poi aperto l’incontro tra Mons. Piazza e i sacerdoti di Alife-Caiazzo ad un momento di maggiore interiorità, citando San Leone Magno, San Basilio, anticipando il suo costante richiamo ai Padri della Chiesa: “se cala in noi la frequentazione della persona di Cristo, cala anche l’affetto verso di Lui” perchè “la frequentazione come nelle amicizie, alimenta la comprensione…”
Serve a questo la spiritualità, “a verificare” a provocare se stessi, ma senza timori: “Non dobbiamo aver paura di misurarci. E difronte a Cristo la misura non è mai autolesionista…. ma ci fa sbocciare”.
Nell’intimità con Cristo il ritorno al cuore. “Non è il molto fare che sazia l’animo”.
Una intimità che recupera energia riversata nel servizio alla comunità anche nei dolori e nella fatica che esso comporta: “il gregge corisponde all’amore di chi lo ama”, perciò il caldo invito ad essere pastori per il gregge, non per se stessi, ad accogliere le diversità che ogni famiglia porta in sè ma non a viverle come limite, come scontro interno e occasione di lacerazione. L’apertura nella carità di ciascun prete, contagia e si trasmette a quanti gli sono affidati.
La riflessione di Mons. Piazza è terminata per poi lasciare spazio alla preghiera silenziosa. Al termine, i sacerdoti con il Vescovo hanno condiviso il pranzo.