“La corresponsabilità per costruire la comunità”: appello del Vescovo Orazio Francesco all’intero contesto civile così come avviene di consueto alla Cappella fuori le mura dopo che San Sisto è stato portato in processione dalla Cattedrale al luogo del suo primo arrivo ad Alife. Accade così ogni 10 agosto.
“La parola comunione non si spende solo in Chiesa ma anche nelle relazioni sociali, nelle amicizie, nei legami” e in ogni contesto di vita, lì dove ciascuno è chiamato ad essere dono di sé.
Mons. Piazza, dopo la celebrazione in Cattedrale (leggi), ha proseguito la sua riflessione sul significato della comunità, dell’edificare comunione di fronte alla numerosa folla che si è riversata alla Cappella per venerare il Santo, il cui busto è stato esposto alla venerazione tutta la notte.
Senso maturo di corresponsabilità civile – chi chiama in causa azioni e gesti di pace – che si radica nella riconoscenza per la Storia (locale) da cui si è generati, per il dono di una tradizione in cui ci si trova innestati, per gli antenati che hanno preceduto le generazioni di oggi lasciandole ricche di valori: questo in sintesi il messaggio del Pastore, sollecitando risposte concrete, con ricadute sociali, alla domanda di Cristo, la stessa che egli pone a Pietro ripetutamente, al fine di consolidarne la risposta e radicarla nel cuore del discepolo “mi vuoi bene?”. L’amore per Cristo esige un riflesso di bene nella vita di tutti i giorni, la risposta al dono ricevuto…
San Sisto, nel giorno della festa che raccoglie centinaia di alifani e fedeli delle comunità limitrofe o delle parrocchie della Diocesi, diventa fattore di unità, elemento aggregante, ma anche figura che provoca: “uniti e convocati per chi e perché?” Ha chiesto il Vescovo.
Il gran colpo d’occhio notato da Mons. Piazza nello sguardo perso fino in fondo alla strada di accesso alla Cappella, è stato rilanciato ai presenti non solo come come momento di grande effetto visivo ed emotivo, ma come esperienza da concretizzare quotidianamente: “Come vorrei vedervi uniti così” ha sollecitato, “traducendo la passione e l’amore per questo Santo protettore nella vostra vita familiare, nella vosta vita sociale, negli impegni lavorativi e in quello che viviamo quotidianamente, perché per poter trovare la forza di metterci assieme dobbiamo saper guardare tutti nella stessa direzione”. Lo sguardo comune, il collante per edificare un contesto civile ed ecclesiale capace di superare avversità e vincere ogni avversione reciproca.
Nella celebrazione di domenica mattina, il seguito della riflessione del Vescovo.
San Sisto ha fatto ritorno in Cattedrale, dove il Pastore ha concluso il suo pensiero suddiviso nei diversi momenti di incontro con la comunità alifana e diocesana durante i due giorni di festa: essere pietre vive, con la volontà di combaciare l’una all’altra smussando e limando ognuno quelle imperfezioni (che rappresentano i limiti della comunione e della coesione sociale) che impediscono agli edifici Chiesa e Società di crescere solide nei loro progetti per il bene dell’uomo e per il bene dell’uomo verso i fratelli.
(fonte Clarus)