La festa di ogni santo protettore occasione per ritornare in Dio e ripensarsi quale strumento di grazia per fratelli, momento intenso per recuperare fiducia e speranza e tornare ad essere segno di carità tra gli uomini.
Tradizione, storia, pietà popolare che ritornano in queste circostanze sono lo spazio privilegiato in cui inserire una riflessione più alta che ricordi il legame con la figura del Santo e la obbligata conseguenza per ciascun credente di essere trasformato da questa amicizia spirituale. A quanti sono chiamati a guidare la festa – sacerdoti o vescovi – il compito anche difficile di ricondurre all’essenziale che si celebra, che è ben oltre l’evento, ma nuova e buona occasione di formazione nella fede.
“Celebrare la festa dei Santi patroni esprime quella intimità affettiva fiduciosa”: Mons. Orazio Francesco Piazza che ha presieduto la celebrazione è partito da un sentimento antico e necessario al popolo, per poi chiedere il di più “perché il legame che collega il cuore di ogni credente verso il santo è un legame che si raccorda in due direzioni: l’una verso Dio, padre provvidente e l’altra verso la concretezza della vita quotidiana”.
Invocare per essere sostenuti, capiti, compresi, supportati nelle prove della vita: il bisogno dell’uomo che impetra si àncora alla necessità di una vita sana, nel corpo e nello spirito, alla serenità di un cuore e al bisogno di una vita interiore in equilibrio. Ma quel di più chiesto dal Vescovo in questa circostanza è stato anche un altro: “far sì che la grazia ricevuta, il feeling con il Santo che diventa sostegno per ciascuno, quindi motivo di speranza, si riverberi verso la vita, verso i fratelli”.
Ha parlato in una affollata chiesa di fedeli, quella di San Francesco, che ospita le celebrazioni in attesa che terminino i lavori di restauro della Concattedrale. Numerosi i caiatini, con il sindaco Stefano Giaquinto e il comandante dei Carabinieri Michele Fiorario, che dopo aver partecipato alla processione per le vie cittadine, hanno accompagnato i busti dei Santi Stefano e Ferdinado d’Aragona in chiesa. Accanto al vescovo, i sacerdoti e i diaconi della Diocesi di Alife-Caiazzo.
Sperimentare la serenità del cuore, invocata incessantemente, deve avere la sua “fecondità nella vita” ha più volte esortato il Pastore durante l’omelia; la grazia ricevuta deve riverberarsi intorno come “un’onda di rifrazione che trasfigura la realtà che ci circonda”. Ha poi continuato “per cui nella prova, avendo un cuore ricostituito nella sua certezza, e soprattutto reso affidabile dalla presenza di chi amiamo come protettore, quell’invocazione diventa una condizione nuova di vita tale da permetterci di individuare la strada per poter consegnare attorno a noi la stessa fiducia, lo stesso entusiasmo…”.
L’insistenza della preghiera al Santo patrono e la richiesta “stacci vicino”: un esercizio che Mons, Piazza ha chiesto, rivolgendosi al santo patrono “perchè in questa compagnia interiore, la tua protezione fa sì che il nostro cuore rimanga in una condizione tale che può generare intorno a sè le condizioni per affrontare la vita ed entrare nelle questioni che ne caratterizzano il peso nel modo giusto”, per poi concludere: “questo è il vero miracolo fratelli miei, che l’amore ricevuto diventi gesto di carità per gli altri”.
Il richiamo a Santo Stefano Menecillo, è ritornato nel ricordo della profonda e intensa umanità di tutti i Santi, segnati dall’esperienza della prova e talvolta da una testimonianza ostacolata; a lui il Vescovo ha consegnato la preghiera, l’invocazione della comunità, una richiesta che parte dall’esperienza semplice dell’uomo che sogna di essere strumento nelle mani di Dio : “Tu che hai attraversato le prove della vita, sei stato un pastore dedicato con tutto il cuore a far sì che la fede diventi feconda nella vita in gesti di carità (…). Sostienici e fa sì che ognuno di noi possa essere strumento di grazia per coloro che incontra nella vita, ogni giorno in ogni momento; ed essere salvezza di chi ci sta vicino…”.
Al termine della Celebrazione, i ringraziamenti al Pastore e ai confratelli da parte del parroco don Antonio Di Lorenzo, con l’invito a fare di questi momenti, esperienza di unità nella preghiera.
Fonte Clarus