“Le competenze professionali distinguono una persona non solo per la qualità delle competenze ma anche per il cuore che in quelle competenze si va ad esprimere”, queste le prime parole del vescovo Mons. Orazio Francesco Piazza all’Associazione dei Medici Cattolici Italiani (sezione della Diocesi di Alife-Caiazzo) nell’incontro convocato ieri sera (mercoledì 8 gennaio 2020) presso l’Episcopio in Piedimonte Matese.
Un momento che si affianca agli altri che l’Amministratore apostolico ha concordato con alcune Associazioni diocesane o laiche per meglio conoscere il territorio matesino e nell’ottica di un confronto che ponga Chiesa e Territorio in dialogo costante per edificare, ciascuno secondo i tratti distintivi della propria formazione, il bene comune.
Ha ribadito ai presenti, Mons. Piazza, la necessità dei Medici Cattolici sul territorio: circa 20 quelli che si sono confrontati con il Pastore, tra medici ospedalieri, di base e in pensione ormai da tempo iscritti all’Associazione guidata dal dottore Geppino Buonpane.
Da parte di tutti la disponibilità ad accogliere la proposta del Vescovo di innestare nel più ampio piano pastorale della Diocesi di Alife-Caiazzo dedicato al settore Famiglia e Vita, il supporto e le competenze mediche, ciascuno secondo le specifiche professionali assunte nel tempo e soprattutto in risposta ad una chiamata che viene dal Vangelo: quella della testimonianza cristiana.
“La salute è un dono ed è un compito…”, ha spiegato Mons. Piazza, “quindi assumere e vivere il ruolo di medici cattolici con responsabilità…”.
Concilio Vaticano II ed Evangelii gaudium di Papa Francesco sono la traccia su cui il Vescovo (li ha definiti “dettami”) sta muovendo la sua azione pastorale in Alife-Caiazzo: nel caso del settore famiglia e vita, la presenza dei Medici cattolici si aggiunge come servizio al territorio a quelli già portati avanti dal Centro diocesano per la Famiglia “Mons. Angelo Campagna” guidato dallo psicoterapeuta Davide Cinotti con il sostegno pastorale e spirituale di don Pasquale Rubino e don Domenico La Cerra.
Essere segno riconoscibile sul territorio attraverso idee, voci e iniziative, “dando un forte segnale testimoniale”: la presenza dell’Associazione dei Medici Cattolici oltre le competenze professionali, questo è stato chiesto ai presenti, impregnando di ascolto e carità il proprio lavoro inteso come servizio alla persona a garanzia della salute del corpo ma anche dell’anima.
Serata a cui non è mancato il confronto amichevole e spontaneo in cui i Medici presenti hanno riferito del proprio lavoro, delle competenze, delle difficoltà a sostenere turni, ma soprattutto della profonda passione per quel lavoro che li trattiene infaticabilmente nelle corsie d’ospedale, in un Pronto soccorso, in un reparto di Terapia intensiva, negli studi medici e ancor di più nelle case dei tanti pazienti ammalati… Dialogo che ha consentito al Vescovo Piazza – alle prese con una fase di conoscenza del territorio, di assumere maggiori dettagli rispetto ai servizi sanitari (pubblici e volontari) presenti nell’area matesina.
Medici Cattolici. Verso i prossimi impegni
Quella di ieri sera è stata una “serata di conoscenza interlocutoria”, le parole del vescovo Piazza, ma anche un importante momento orientato su due precise direzioni: “la messa a punto dell’Associazione nella sua identità secondo le normative e i profili pastoriali che la Chiesa pone, e l’integrazione in essa di un maggior numero di medici rappresentantivi dell’intero territorio diocesano contando – ha spiegato il Pastore – sulla collaborazione dei Parroci, ben conoscitori delle comunità che guidano e quindi delle presenze di medici da far convogliare nell’esperienza associativa”.
Un confronto necessario per costruire il futuro ma anche utile a comprendere il fondamento imprescindibile da cui partire: una robusta identità associativa in cui i Medici cattolici possano riconoscersi e contribuire con valori cristiani ed etici.
Da questo presupposto l’auspicio di Mons. Piazza che l’Associazione, secondo la sua costituione statutaria (scarica lo Statuto), si muova sul territorio con spirito di iniziativa, in “un’azione collegiale che è risposta alla collaborazione” che chiede la Chiesa diocesana.