“Benedetto colui che viene nel nome del Signore”, le parole di benvenuto rivolte al Vescovo Mons. Giacomo Cirulli in occasione della festa di San Marcellino, prete e martire, patrono di Piedimonte Matese, spostano l’attenzione – come lui stesso ha invitato a fare – sul contesto in cui furono pronunciate dalle folle di Gerusalemme e ai fatti che seguirono dopo l’ingresso di Gesù nella Città Santa.
Il Vescovo ha accolto e rilanciato quel saluto affettuoso e festante: “Gesù dopo pochi giorni da quell’accoglienza, salì sulla Croce; il martire San Marcellino che oggi celebriamo ha donato la vita per il Vangelo… Le vostre parole e questo contesto mi ricordano e mi sollecitano al dono della Vita”. Impegno che il Pastore ha ricordato per se stesso e poi nel corso dell’omelia proposto alla comunità, ai fedeli, ai credenti di Piedimonte Matese.
Anche quest’anno, a causa del Covid, il rito civile abitualmente svolto presso la Casa municipale – incontro tra le Autorità e il Pastore – è stato sospeso e limitato ad un breve scambio di saluti in chiesa, prima dell’inizio della Celebrazione eucaristica.
Mons. Cirulli è stato accolto nella sua prima visita ufficiale alla Parrocchia di Santa Maria Maggiore dal suono delle campane e dai bambini della comunità; è entrato in chiesa benedicendo la folla e si è portato all’altare del Santissimo Sacramento per un breve momento di preghiera.
Il Parroco don Domenico La Cerra, il Subcommissario prefettizio Giuseppe D’Aiello il segretario del Consiglio pastorale parrocchiale Antonio Consola hanno presentato e consegnato a Mons. Giacomo Cirulli, ognuno secondo il proprio ruolo e responsabilità, più aspetti della vita civile e parrocchiale: al Pastore si riconosce il ruolo di colui che sa accogliere i sogni e le esigenze, fare discernimento e condividere scelte che siano per il bene della Comunità, scelte che per un Vescovo corrispondono ad azioni pastorali che a partire dal Vangelo suscitino coscienze nell’ottica del bene comune, sensibilità verso le povertà, partecipazione costruttiva al contesto civico.
Presenti a questo breve momento istituzionale le autorità militari locali; l’on. Carlo Sarro deputato della Repubblica che al termine della Messa ha consegnato le chiavi della Città al Patrono quale segno di eterna fiducia dei piedimontesi nel loro protettore. In ultimo, prima della benedizione solenne, ha raggiunto l’assemblea anche il Commissario prefettizio Patrizia Vicari.
Nel segno della comunione e della condivisione è stata la presenza alla Santa Messa dei parroci di Piedimonte Matese don Emilio Meola e don Emilio Salvatore; padre Massimo Tunno e i Novizi della comunità francescana di Santa Maria Occorrevole; i sacerdoti don Salvatore Zappulo e don Alfonso De Balsi; un nutrito gruppo di ministranti. Ad animare la Celebrazione la Schola “Cantate Domino”.
“Oggi è una giornata di gioia, le parole del Vescovo nell’omelia, perché il Signore ci dà la possibilità di celebrare San Marcellino suo grande discepolo, esempio di vita piena perché donata… L’invito di Gesù ad offrire la vita – le letture della festa sono chiaro rimando alla scelta di donarsi per il Vangelo – guarda ad una meta: la morte che ci è chiesta è per la felicità che non ha fine, per la gioia non inquinata dalle nostre cattiverie… La meta è la comunione d’amore con il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, e per sempre”.
La meta è oltre la strada battuta ogni giorno da ognuno, vescovi e fedeli secondo il proprio compito “ognuno al suo posto vivendo la Croce tutti i giorni”, croce che è esperienza di Vangelo e non altro, “L’unica vera Croce che salva…” ha spiegato il Pastore.
Mons. Cirulli ha richiamato il tema di Fratelli tutti, l’enciclica di Papa Francesco scelta come riflessione per l’intero novenario in onore del Patrono: “Fratelli tutti sì; perché quando porti la croce dietro Gesù e offri la vita come l’ha offerta lui tu sei portatore di salvezza; tu sei costruttore di comunità fraterne”. Parole quelle del Pastore che hanno coinvolto i fedeli presenti in una riflessione che ha travalicato i confini della solenne Basilica posandosi sulla Città. “Ci dobbiamo chiedere: la nostra comunità, prima di tutto le nostre comunità ecclesiali che percorso hanno intrapreso e che contributo possono dare alla comunità civile perché essa sia una comunità fraterna? Cosa devo fare in questa città dove vivo?”.
Il Vescovo, presente in Diocesi da oltre due mesi, nel suo percorso di conoscenza del territorio, attraverso una serie di confronti, ha avuto modo di individuare potenzialità e difficoltà, anche nella città di Piedimonte Matese oggi senza un’Amministrazione comunale alla guida. “Mi è stato detto ed ho notato, che la città vive un momento di difficoltà…”.
Da questa considerazione e concreta verità ha costruito un appello ai credenti di Piedimonte Matese, l’invito a partecipare a sanare… “Possiamo dare un contributo che è importantissimo da cristiano, da veri discepoli di Gesù e devoti di San Marcellino: dobbiamo offrire la nostra vita per la comunità in cui viviamo, che significa vivere da fratelli, usare misericordia, vivere gli stessi sentimenti che furono di Gesù stesso; e come lui pronti a dare la vita per essere costruttori di civiltà e di cultura fraterna. Queste cose bisogna viverle e non dire «non mi interessa»“.
Concludendo poi con un appello particolare alla Parrocchie: “L’augurio è che ci sia un risveglio a partire da noi: le nostre comunità cristiane dicano “io discepolo di Gesù voglio interessarmi. Voglio dare una mano vera alla mia Città. Non è un optional ma lo devi fare… secondo i doni che Dio ti ha dato”.
Cristiani, partecipi e costruttori, Cristiani con delle proposte e dei contenuti da condividere, cristiani che sollecitano e scorgono segni di speranza.
Fonte Clarus