Carezze e lacrime, “inquadrature” che si susseguono ma che rivelano un’unica scena: mamme, papà, accompagnatori, tutti abilmente diversi dai “normali umani”, perchè capaci di più e migliori carezze; mai stanchi di compiere un gesto consueto, necessario, un gesto che perennemente rimarca il legame unico tra loro e i figli disabili.
È il gesto che lascia passare la linfa, la sicurezza di cui c’è bisogno, è il calore che “riporta” alla dimensione di casa anche quando si è fuori dalle mura domestiche per un evento seppur importante come quello avvenuto da poche ore in Diocesi.
È la rassicurazione, è l’esserci…
Di questa vita si è caricata la Cattedrale ieri sera in occasione della Messa in cui Mons. Valentino Di Cerbo ha conferito la Cresima e fatto la Prima comunione ad un gruppo di 15 ragazzi disabili, membri, con le loro famiglie, dell’Associazione diocesana Umanità Nuova.
“Stasera Dio è felice”, ha spiegato il Vescovo, “e ci parla attraverso i più piccoli, più vicini al Regno di Dio…”.
Cerimonia attesa dalle famiglie, che nel Sinodo diocesano hanno trovato risposta alla loro richiesta di normale inserimento nella famiglia ecclesiale locale con la decisione – condivisa dal Vescovo con l’assemblea sinodale – di istituire per i disabili e i loro cari specifici percorsi di iniziazione cristiana.
Gli amici, i parenti, i fedeli di Alife, la corale diocesana, i sacerdoti don David Ortega e don Antonio Sasso che hanno concelebrato accanto al Vescovo: per tutti è stata festa nella semplicità e nella spontaneità dei gesti, delle parole, dei saluti, degli auguri, non senza la fatica di entrare in un mondo che non sempre “appartiene” a tutti, in cui spesso si decide di non entrare a farne parte.
Eppure… “Sono loro il valore che spesso manca alle nostre giornate; sono loro che ci insegnano come recuperare energie…” ha ricordato il Vescovo.
Le parole del Vescovo hanno richiamato gli incontri avuti con queste famiglie in occasione della Visita pastorale alle parrocchie della Diocesi “dove ho scoperto tutto un mondo che si muove attorno a loro; famiglie che sono scrigno prezioso di valori… (…). Esperienza riconosciuta dal Sinodo che oggi considera e propone il gesto che stiamo compiendo come un fatto normale perchè Dio è padre di tutti, e noi siamo tutti fratelli…”.
Nell’esperienza di vita di questi fratelli disabili Mons. Di Cerbo ha poi indicato la strada del Cielo, che “essi ci mostrano con la loro felicità e il loro sorriso invitandoci ad essere meno farisei, ad andare oltre e superare ciò che imbriglia le aspirazioni di una vita pura, leale, sincera troppe volte frenata da invidie, gelosie, carrierismo…cattiveria.
Nella domenica dell’effatà, del gesto di Gesù che libera il sordomuto dal suo male, il Vescovo ha invitato tutti ad aprirsi alla bellezza della vita e per la vita richiamando il gesto di Cristo che con le dita, immagine del Creatore che genera la bellezza dell’Universo, rimette il malato in contatto con il mondo; e poi a lasciarsi condurre dallo spirito di Dio come nel segno della saliva che guarisce il mutismo dell’uomo che egli sottrae alla calca di una folla anonima.
La celebrazione che Mons. Di Cerbo ha voluto in questa domenica parla due volte e non ai disabili dei primi posti: parla agli uomini malati nel cuore, isolati e chiusi in se stessi che ancora rinunciano a farsi portatori del Vangelo; “parla e ci chiede di metterci in ascolto dello Spirito attraverso il dono che questi fratelli stasera riceveranno perchè da essi ci viene la carezza di Dio di cui abbiamo bisogno”.