“Dirsi buona Pasqua vuol dire augurare ai fratelli di mettersi nelle mani di Dio” .
Puntuale anche quest’anno lo scambio di auguri tra il Vescovo e i membri della Curia diocesana. Come ogni vigilia di Natale o Pasqua Mons. Di Cerbo ha riservato un momento per volgere ai Direttori degli Uffici e ai collaboratori un pensiero di gratitudine, ma soprattutto un indirizzo spirituale.
Sacerdoti e laici hanno recitato l’Angelus con il Pastore e poi ascoltato dalle sue parole il pensiero per questa Pasqua, che “come ce la racconta l’evangelista Luca, rivela uno spaccato della Passione di Cristo di gran peso sulla vita di tutti noi. La folla di gente e di peccatori che circonda le sue ultime ore, fa emergere chiara l’immagine dell’uomo peccatore che ha perseverato nello stile di Adamo, di colui che ha alzato la mano per rubare dalla mano di Dio lasciando scoppiare in lui violenza e disumanità”.
L’altro stile, che Mons. Di Cerbo ha richiamato è quella dell’umanità del Figlio di Dio che questo evangelista racconta, “è quella di Gesù che invece si mette totalmente nelle mani di Dio e non muore, anzi porta vita a quel ladro che dalla croce accanto gli chiede del Paradiso… («Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno»). Gesù, il figlio che totalmente si affida al Padre umanizza la vita di un uomo destinato alle tenebre, al male, e che in Lui intravede la strada. Una strada che Gesù mostra a noi tutti chiedendoci di essere figli che non rubano a Dio ma che si affidano a Lui in qualunque contesto, nei rapporti di famiglia, al lavoro, tanto da essere persone che fanno fiorire la storia degli altri”.
Da qui la conclusione, “Dirsi buona Pasqua vuol dire augurare ai fratelli di mettersi nelle mani di Dio. E allora romperai anche tu questa scorza della violenza e della presunzione”.
Poi il “grazie” del Vescovo ai suoi collaboratori per il lavoro condiviso, per il tempo dedicato alla Chiesa di Alife-Caiazzo: “In questo bel lavoro di squadra, in questa famiglia di Curia il vescovo è quello che fa meno perchè c’è una suqadra che si muove, ci crede, progetta, si entusiasma e rende un servizio alla Diocesi cambiando e migliorando tante piccole storie”.
Vi ringrazio per quello che fate per la Diocesi e per me: riconosco i gesti di amicizia, di affetto, di vicinanza, di comprensione, e soprattutto di rispetto che apprezzo molto: sono cose mi arricchiscono e mi motivano a continuare la mia missione e anche la mia vita…”