“Tutti chiamati ad un’unica passione, ad un unica missione: essere Chiesa in Gesù Cristo” ed essere tale “significa attuare la carità (…) Creare comunione per testimoniare di essere il suo Corpo” che è diverso dal semplice andare in chiesa.
Appello ad una Comunità riunita intorno al Signore, che fa dell’Eucarestia il motivo di ogni ritorno al centro e ogni ripartenza: in questa “appartenenza” a Gesù Cristo Mons. Orazio Francesco Piazza, amministratore apostolico di Alife-Caiazzo, ha riproposto la strada per essere Chiesa in uscita, quella Chiesa descritta a tinte forti da Papa Francesco nel documento Evangelii Gaudium che ormai dal 2013, con la molteplicità di contenuti e provocazioni, accompagna il cammino dei credenti.
Ed è tornata l’Evangelii Gaudium anche nella affollata e attenta assemblea dei laici, religiosi e sacerdoti della Diocesi di Alife-Caiazzo che ieri sera in Cattedrale hanno preso parte al Convegno diocesano In Cristo Signore. Essere Chiesa in cammino…: risposta entusiasta, segno di una partecipazione premurosa e responsabile di fronte agli impegni cui si è convocati, esercizio familiare di chi pur sentendosi Chiesa continua a mettersi in gioco, portando il bagaglio della testimonianza e della fede semplice e attendendo dal Pastore la parola e la direzione.
Numerosi gli operatori pastorali, accompagnati dai parroci che hanno ascoltato la riflessione del Vescovo Orazio Francesco cogliendo dal suo messaggio l’invito ad essere parte di un tutto (“Chiediamoci se quello che facciamo serve a creare comunione”) senza distogliere lo sguardo da “Colui che ci chiama”: richiamo alla responsabilità, al rispetto dei ruoli, ad uno stile che generi appartenenza costitutiva e che costruisce – sulle differenza di ciascuno e sulla molteplicità dei carismi – l’unicità della Chiesa “organica e differenziata”.
“Stasera ho la piccola pretesa di parlarvi della Chiesa di Gesù Cristo” ha introdotto così Mons. Piazza il suo intervento, “e sperare che ognuno si misuri con quello che è la Chiesa di Gesù Cristo. Solo guardando con attenzione chi è Colui ci chiama e a che cosa ci chiama potremo veramente scoprire il metodo con cui affrontarei problemi”. Dialogo, condivisione, pazienza, e il tempo giusto alle cose, sono i ritmi che il Vescovo ha chiesto per l’azione pastorale da realizzare insieme.
La Chiesa che sogna Papa Francesco. Il dono della Evangelii Gaudium
Il vescovo riprendendo i capisaldi della Esortazione di Papa Francesco ha ribadito a più riprese l’individuazione di un metodo comune, di un cammino partecipato e non isolato per essere Chiesa in uscita nella gioia; invitando a maturare queste sollecitazioni attraverso una riflessione condivisa da produrre nei prossimi mesi sia nelle parrocchie che nelle Foranie prima di un ritorno in assemblea per un confronto con il Pastore.
Esperienza di coinvolgimento già sperimentata – come sottolineato da Mons. Piazza – nel Sinodo diocesano che nella sua fase preparatoria e celebrativa (2017-2018) ha coinvolto la Chiesa di Alife-Caiazzo in un esercizio di domande e risposte propositive; “vi siete interrogati!” ha spiegato il Vescovo invitando a proseguire secondo lo stile di chi ha sostato per leggere l’oggi e individuato le tappe di domani…
Le provocazioni del Vescovo
“Qualche precisazione”, così il Pastore ha sintetizzato e messo a fuoco i punti cardini su cui innestare il cammino della Chiesa locale: “La Chiesa è fatta di storia (persone–eventi-contestualità)” che si incontrano con la quotidianità di un mondo, di una realtà in cui i credenti sono chiamati a portare la loro speranza cristiana; la Chiesa “vive la storia e i suoi cambiamenti con il valore aggiunto della sua sacramentalità salvifica” senza il timore di doversi misurare con le novità e con le necessità: il cambiamento è parte del cammino che non spaventa ma che va vissuto con originalità e novità; “superare la sindrome della cittadella assediata”: il no del Pastore ad atteggiamenti di difensiva e di sconfitta ma di protagonismo nella Chiesa e nel mondo; vincere “la tentazione della mummificazione della memoria” e dell’espressione “si è fatto sempre così”, disponendosi a cambiamenti che rieducano ad uno stile ecclesiale attento ai segni perché (e siamo all’ultimo invito del Vescovo) “il dinamismo della storia è un dono creativo (se ben vissuto) e non un limite angosciante”.
Una Chiesa intelligente, animata da sollecitazioni interne ed esterne, una Chiesa che prima di uscire abbia maturato la consapevolezza del suo ruolo: ma perché ciò avvenga “È fondamentale la verifica per chiederci se ciò che facciamo è sempre riferito a Cristo”, se il suo operato è finalizzato a portare Cristo, ma soprattutto a manifestarlo, ad incarnarne la storia, la sua vicenda umana e di Figlio di Dio, attingendo al sogno di unità che egli invoca per i “suoi” pregando il Padre.
“Sacerdoti a sostegno dei laici e viceversa”, ha chiesto il Vescovo contando – in questo dinamismo a due marce – sul valore della testimonianza dei religiosi che vivifica e anima le azioni dell’intera famiglia diocesana.
Reciprocità, interdipendenza e mutualità: gli impegni di una comunità unita ma plurale per la ricchezza dei doni di ciascuno, che fonda la sua armonia nel rispetto dei tempi di ciascuno, nel riconoscersi fondamentali e necessari gli uni per gli altri gestendo le libertà personali senza degenerazioni in forme individualistiche di una Chiesa a proprio uso e consumo e in cui anche il rispetto dei ruoli contribuisce a vivere sani equilibri.
Una Chiesa in uscita è una Chiesa missionaria in se stessa e verso gli altri; una Chiesa che sa a chi parlare e come parlare, che ha valutato gli strumenti e gli obiettivi delle azioni che l’attendono. Su questi temi il Vescovo ha richiamato lo stile sinodale che chiede passione per il territorio e radicamento in esso e dinamismi pastorali che internamente coinvolgano la Chiesa in piani pastorali condivisi (“secondo piani pastorali coinvolgenti e convergenti” ha spiegato).
Cinque verbi, impegni che dall’Evangelii Gaudium ritornano nelle mani della Chiesa locale attraverso le parole del Pastore; azioni ed impegni da sostenere con entusiasmo e speranza: prendere l’iniziativa (primerear); coinvolgere(ersi); accompagnare esercitando la pazienza che sa attendere i tempi di ognuno; fruttificare rilevando con positività il cammino che si sta percorrendo;festeggiare esprimendo la gioia della missione che nulla tiene per sè ma guarda fuori e tiene conto della gioia che si riese a trasmettere.