Dieci anni da vescovo, e quasi interamente donati alla Diocesi di Alife-Caiazzo…
Nove anni di Storia, quella di un Pastore e di una Chiesa scritti su in unica pagina (2010-2019). Storia che ora resta, che è fissa nella memoria, presupposto di ogni futuro…
Righe che si raccontano nella lunga e ininterrotta sequenza (senza pause) di un cammino animato dall’urgenza e dalla fretta di rendere il Vangelo un’esperienza a misura di ogni uomo: sacerdoti, giovani, bambini, famiglie, giovani coppie, anziani, ammalati, disabili… Per tutti, la fede di Gesù è diventata vicina, facile, tangibile.
In che modo? Nell’esperienza pastorale di una Diocesi che non facilmente, non sempre con ottima intesa, in un divergere e reincontrarsi di opinioni e posizioni, ma con pacata modestia e il desiderio di essere con dignità nella Storia, si è tirata su…
Auguri mons. Valentino per questi dieci anni di servizio che per un sacerdote chiamato a tale paternità diventa più intenso e difficile, più entusiasmante e responsabile: nella risposta generosa al papa Benedetto XVI alla chiamata a guidare una porzione di Chiesa c’era la fedele obbedienza ad edificare il Corpo di Cristo come da lei ricordato al termine della messa in cui veniva ordinato vescovo.
Quelli di oggi sono gli auguri di una famiglia diocesana che raccoglie i volti e le storie di più piccole e decentrate famiglie e persone sole, dei piccoli e medi centri della Diocesi: quelli a salire tra le colline e le montagne e quelli della verde piana attraversata dal Volturno. La frase “cari amici di Alife-Caiazzo (…) sento già nei vostri confronti una straordinaria paternità spirituale”, pronunciata il 1 maggio 2010 nella Basilica di San Pietro da mons. Di Cerbo, si concretizzava di lì a poco nei mesi e negli anni seguenti, nei gesti, nell’impegno a rendere tutti figli, tutti ugualmente amati.
Al caro ricordo di quel giorno e a questo augurio, oggi si aggiunge quello di Mons. Orazio Francesco Piazza, inviato un anno fa come Amministratore apostolico, a guidarla questa famiglia, ad accompagnarla nella vita secondo il Vangelo, ad essere anch’egli padre e pastore…
Dalle sue parole una richiesta alla Comunità di Alife-Caiazzo: “di pregare per Mons. Valentino Di Cerbo… A lui va la gratitudine per il Ministero pastorale vissuto a servizio della nostra porzione di Chiesa. Ci accompagna la certezza che il seme posto nel terreno fecondo del vissuto ecclesiale darà copiosi frutti”. Le parole di Mons. Piazza guardano all’episcopato del vescovo che lo ha preceduto alimentando la speranza che il cammino della Parola di Dio nella storia è certezza, è continuità, è possibilità di realizzare il Regno di Dio.
Il 1 maggio 2010 la Diocesi di Alife-Caiazzo, numerosissima (circa 2mila i fedeli della nostra Chiesa locale) era a Roma, tra l’emozione e l’entusiasmo e l’onore di essere accolta nella Basilica di San Pietro sulla tomba dell’Apostolo Pietro per vivere la grandezza e il mistero della successione apostolica nella commovente celebrazione in cui don Valentino Di Cerbo riceveva, per l’invocazione dello Spirito Santo e i riti della consacrazione, il mandato ad andare avanti come sacerdote e come vescovo, a guidarli “con amore e fermezza” come il Card. Tarcisio BertoneBertone, Segreterio di Sato, pronunciava nell’omelia di quella messa.
La Diocesi di Alife-Caiazzo, in quell’evento, insolito per una piccola chiesa particolare, si rendeva protagonista, grazie alla scelta del nuovo Pastore di portare i suoi amici nel cuore della cristianità, di un momento di grazia e in San Pietro portava entusiasmo, speranze, sogni, festa, la gioia manifestata alla fine del rito nel caloroso applauso, nello sventolio ininterrotto dei foulard gialli…
Da quel giorno, passo dopo passo, anni di lavoro nella ferma volontà di rendere Alife-Caiazzo una “diocesi normale” come tante volte pronunciato dal Vescovo e scritto su queste pagine.
Cosa generava questa necessità? Il racconto dei sacerdoti e dei laici che avevano subito la pesantezza e la freddezza di amministrazioni apostoliche, che avevano impoverito di beni e di progetti e di sogni questo lembo di terra, pur avendo conosciuto sereni periodi di ricostituzione con mons. Campagna e tanto con mons. Farina, adesso attendeva una svolta, una riappacificazione….una prospettiva da partecipare e concretizzare.
Il XXV anniversario della Diocesi, la Visita pastorale, la nascita del Centro diocesano per famiglia dedicato alla memoria del vescovo predecessore Angelo Campagna, le Norme per l’iniziazione cristiana, il I Sinodo diocesano, la ricostituzione di Archivio e Biblioteca, la riorganizzazione degli Uffici di Curia, la crescita sul territorio di questo giornale, i rapporti tessuti con le istituzioni scolastiche; l’ordinaria quotidianità fatta di incontri, di ostacoli, di emergenze, ma anche di soluzioni pianificate e di speranze… tutto questo, sono state occasioni per “essere squadra”, per vivere l’esperienza di un “noi “ com’è stato premura di Mons. Di Cerbo sottolineare più volte: momenti in cui a tanti, a molti è stato chiesto di mettere a disposizione talenti, idee, l’amore per questa Chiesa.
Educatore, mons. Di Cerbo, a tirar fuori dalla mente e dal cuore di fedeli laici, catechisti, operatori Caritas, collaboratori di curia, sacerdoti, le risorse e gli stimoli per fare meglio, chiedendo ogni volta di avere di fronte le vere e uniche attese della gente: dignità e felicità.
Educatore, nel suggerimento di un metodo: avere chiare le storie di uomini e donne, delle grandi e delle piccole parrocchie, conoscendo i nomi della gente, ricordandone le attese…programmando “su misura”, senza perdere di vista la prospettiva: un Vangelo che chiede di volare alto, di rafforzare radici ma anche far svettare rami…
Questa vicinanza all’umanità della gente si anticipò a Roma quel giorno, nella scelta di Mons. Di Cerbo di abbracciare la sua nuova famiglia già prima della Celebrazione, andando incontro ai tanti che in fila da qualche ora attendevano l’ingresso in Basilica: scambio cordiale di auguri, strette di mano, e parole che già promettevano un dopo entusiasmante; poi il raccoglimento all’interno durante la Messa, sciolto nel lunghissimo applauso finale durato minuti e minuti quando Di Cerbo attraversò l’intera basilica per salutare tutti i fedeli e dopo di lui il card Bertone, interrompendo inaspettatamente il rigore di un silenzio “da protocollo”. E poi ancora l’incontro nell’aula Nervi, lo spazio del Papa per le grandi adunanze messo a disposizione per la festa, dove ancora una volta furono abbracci, sorrisi tra vecchi e nuovi amici.
Quel giorno erano trascorsi appena due mesi dall’annuncio del nuovo vescovo dato ai sacerdoti da Mons. Farina il 6 marzo (scarica la Bolla) ; erano trascorsi due mesi dall’applauso dei presbiteri che accoglievano con gioia dirompente la notizia e dal loro canto del Magnificat nella sala multimediale dell’episcopio…
In quel primo maggio, la Diocesi di Alife-Caiazzo tornava a magnificare…e avrebbe nuovamente esultato di gioia appena una settimana dopo accogliendo solennemente il nuovo Pastore nella Cattedrale di Alife. Perché così volle Mons Di Cerbo, essere da subito, senza lunghe attese, in mezzo ai suoi…